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Diario di viaggio a tema schizofrenia, allucinazioni, psichiatria, tribunali e soluzioni di recovery.

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DIARIO

GIORNO ∞: fine del diario dedicato ad Apollo11

Federico Bergna · 29/01/2021 · Lascia un commento

Questo è l’ultimo aggiornamento del diario relativo alla storia di Apollo11 ed il sottoscritto, Federico Bergna. Finale, di una storia, che non racconterò perché rimarrà per sempre un finale tra me e mio fratello. Finale che ha una verità, una realtà, che appartiene solo ed esclusivamente a me, Andrea Apollo e la mia compagna. Realtà che molti han detto non essere la realtà, e che la realtà è tutt’altra. Questa pagina finale del diario, è dedicata in particolar modo al centro di salute mentale, agli amministratori di sostegno precedenti ed attuali, ai giudici tutelari attuali e che si sono succeduti, agli assistenti sociali, agli infermieri tutti e a tutto il microcosmo che si è immensamente affrettato nella tutela del “fragile” isolando con ogni mezzo e metodo possibile, il vero folle patologico di tutta questa vicenda, ovvero lo scrivente. Quell’altro, quello che avete preso, era ed è il più sano di tutti.

La follia, potrà essere controllata, sedata, gestita e tutelata con ogni mezzo di potere, ma in qualche recondito capillare del mondo la follia troverà sempre il modo non solo di sopravvivere, ma di vivere nelle persone oneste di animo e di cuore.

Questi video sono dedicati a loro, ai loro occhi che hanno visto senza voler vedere, ai loro cuori che hanno ascoltato ma si sono stretti ancora di più, e alle loro anime che dopo aver incontrato le nostre sono già all’opera per non fargli mai dimenticare che cosa è successo.

PER OGNI SOLDATO CHE CADE, SE NE RIALZERANNO 100 ANCORA PIU’ MATTI FINCHE’ TUTTI DEPORANNO LE ARMI E ANZICHE’ GUARDARE COSA E’ SUCCESSO E PENSARE A COSA ANCORA SI POTREBBE FARE, QUESTI SOLDATI INIZIERANNO SEMPLICEMENTE A VIVERE.

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Federico Bergna

C.E.O. https://poloopensource.org

• felicità: https://drive.google.com/file/d/1z5DFzU26lDNLmZvLEKhRPyzXFUJw0-ra/view?usp=sharing

• dont warry, be happy: https://drive.google.com/file/d/198xJITgdUp0mystnEyyZlB1v3-HJP8t7/view?usp=sharing

• canzone brasiliana: https://drive.google.com/file/d/1gku5EzjpmGY60shaJVlsianH1r53cj_y/view?usp=sharing

• bombola fuoco apollo ooops: https://drive.google.com/file/d/1HX66VBaq7nyBUwe9Um803AXLIpCU6BDB/view?usp=sharing

• bombola fuoco ok: https://drive.google.com/file/d/16ZZi7PnvMPSTOn7mJOHHjeuyNYBBjHPX/view?usp=sharing

• fuoco: https://drive.google.com/file/d/1qyANYHnlMTg421Htm-MbdlERF3_65K4Z/view?usp=sharing

• scintille: https://drive.google.com/file/d/1lmwvL5gu7adojFNhQP5BpsFRBC8vHyzS/view?usp=sharing

• musica musica portami via: https://drive.google.com/file/d/1hhrERaCuv4RP1Bna_QPcwYKnEqEb9DOl/view?usp=sharing

• tatto e orologio: https://drive.google.com/file/d/1oquAZQRDj-eGhtN7TEJiFwozhwAXVwWy/view?usp=sharing

• preparazione macchina levigatrice: https://drive.google.com/file/d/1zRhFOLpig3pTVbK9ONiAZlmh1eTGto3g/view?usp=sharing

• colore fluo su tela: https://drive.google.com/file/d/1HrTlCumOzJHLd352e9L6jhjgkCV6VEv-/view?usp=sharing

• piallatura: https://drive.google.com/file/d/16U6ETkERhnPIgNOqHGw3jcR9s10QVQyL/view?usp=sharing

• smerigliatura bordo: https://drive.google.com/file/d/1h_30_xXJGOlBwDNeMo_avLSIfAOOlFMh/view?usp=sharing

• tavolo vernice fresca: https://drive.google.com/file/d/190hDFFZ4YHhJFI9tJsV3KgrWgjs42gHy/view?usp=sharing

• vernice gambe: https://drive.google.com/file/d/1nG3H-_sKSThsbTEF_cowlHSyf7doa0Od/view?usp=sharing

• versamento colore: https://drive.google.com/file/d/1-UvL5Ee8y067wjGPwHXJYU8bJurkEYqV/view?usp=sharing

• versamento colore 2: https://drive.google.com/file/d/1zihx2_qL_ogpeSir2GQHH4g3OqV_ov5u/view?usp=sharing

• polvere colori: https://drive.google.com/file/d/1i9ULa3MOLYcRez3VvStTgAH7BcBTE23y/view?usp=sharing

• preparazione resina: https://drive.google.com/file/d/1UThunIpRE4T-FUeyxQTYP7J25TFeU1K0/view?usp=sharing

• pesatura resina: https://drive.google.com/file/d/18ST5-kowBlMk5_KVtX4diQ_LGZuVfioe/view?usp=sharing

• come ti trovi con la macchinetta: https://drive.google.com/file/d/1awC0dLR099HD5ehZNtkO4VA5HRh-18PL/view?usp=sharing

• levigatura gambe mano: https://drive.google.com/file/d/1c0yjbzHrqT_QmWgBIHfNVTzq4DcOUNWm/view?usp=sharing

• levigatura gambe macchina: https://drive.google.com/file/d/1pMFHussdLZZOoZysYfRu3uX-xUebzW7t/view?usp=sharing

• calcolo volume: https://drive.google.com/file/d/1vH-h7SohR6IZ1bG6zlvmQNjaTpNie8KP/view?usp=sharing

• segni controluce: https://drive.google.com/file/d/1tL3QMS9SBRXnvWXNBBbr5couWjx6FW4L/view?usp=sharing

• new world playstation: https://drive.google.com/file/d/1mY1uV__Jxb-yeqkivux2CdpCD5FR0_JE/view?usp=sharing

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GIORNO 522: tutto ciò che NON dovrebbe fare uno psichiatra per costruire un’alleanza terapeutica efficace

Federico Bergna · 17/01/2020 · Lascia un commento

Una volta tanto, mi permetto il lusso di dare consigli. Dopotutto, avendo visto con i miei occhi negli ultimi 20 anni certi dogmi, prassi e automatismi della psichiatria, posso certamente dare qualche spunto di riflessione concreto. Lo farò prendendo come esempio, il caso di un mio contatto Facebook. Per privacy non farò riferimento a nessuno e a nessuna istituzione coinvolta. Ma questo caso credimi… è emblematico di come questa storia sia estremamente rappresentativa nella maggior parte dei C.S.M. italiani.

Potrei non essere preciso riguardo la sua storia clinica passata, ne di quello che ha dichiarato o dichiara su Facebook. Ma ciò non è importante perché il ragazzo in questione, per auto-difendersi dallo stesso sistema psichiatrico che dovrebbe aiutarlo nelle sue richieste, usa come arma di difesa la registrazione tramite smartphone di ciò che gli capita. Per tale motivo, questo articolo e gli episodi che tratto in questo articolo, sono riscontrabili oggettivamente da chiunque avesse visto e ascoltato quei video.

Il ragazzo in questione, ha subìto diversi T.S.O. Tempo addietro, ha frequentato per diversi mesi anche una comunità riabilitativa per poi tornare a casa dei suoi genitori. Una volta tornato nella sua regione e provincia di residenza, riviene preso in carico dai servizi territoriali. Il ragazzo in questione è collaborativo sia con lo psichiatra di riferimento, sia con gli infermieri e per collaborativo intendo che non rifiuta alcuna visita medica presso il C.S.M. Si presenta ai colloqui in C.S.M. come previsto e, pur non essendo in accordo con la tipologia di farmaci che assume, preferisce continuare la terapia per rassicurare medici, infermieri, familiari, che continuerà ad assumerli. Tuttavia c’è qualcosa che non va.

I farmaci che assume sono pressoché, per tipologia, quelli di sempre. Attualmente un’antipsicotico (clozapina), un’antiepilettico (depakin) e un ansiolitico (tavor).

Il ragazzo, dopo essersi ristabilito a casa dei genitori da alcuni mesi, continua l’assunzione dei farmaci ma il nuovo C.S.M. presso il quale è in carico, pare insista per aumentare gradualmente le dosi di clozapina, cosa che il ragazzo non vuole fare perché riferisce anche di importanti effetti collaterali che ovviamente, vengono presi poco in considerazione come non veritieri o poco rilevanti.

Nonostante vari incontri con il proprio psichiatra presso il C.S.M. e nonostante non ci sia alcun presupposto per effettuare un accertamento sanitario obbligatorio, il ragazzo da quasi due settimane (o forse più) vede sia al mattino, sia alla sera, gli infermieri entrare al suo domicilio per assicurarsi che assuma i farmaci.

Il ragazzo in ogni occasione delle visite domiciliari, rimarca il fatto che sta assumendo i farmaci prescritti ma che assolutamente non vuole un aumento delle dosi di clozapina.

In breve accade che:

  • gli infermieri si presentano a casa del ragazzo mattina e sera senza che sia stato autorizzato da nessuno un A.S.O.
  • gli infermieri propongono che debba recarsi obbligatoriamente al C.S.M. per dimostrare che sta assumendo i farmaci.
  • gli infermieri continuano a far leva psicologica sul ragazzo rimarcando il fatto che se non aumenta le dosi, finisce ricoverato (ricordiamoci il terrore di questo ragazzo per i ricoveri già subìti).
  • gli viene intimato che non può fare quello che vuole, altrimenti che non prenda più i farmaci. Come se non sapessero che dismettere di colpo certe terapie porta automaticamente a crisi di dismissioni al pari di un eroinomane.
  • si assiste ad una vera e propria contrattazione, così viene definita dagli stessi infermieri al telefono col medico di riferimento, per le quantità da assumere con l’obiettivo di arrivare ad una dose del farmaco ancora superiore rispetto quella già mal tollerata dallo stesso ragazzo.

Quest’ultimo tra l’altro, pare non essere sotto tutela, quindi non interdetto, ma ha un amministratore di sostegno di cui personalmente, non conosco nello specifico cosa è chiamato a gestire sulla base del decreto di nomina del giudice ricordando inoltre che, se fosse sotto amministrazione di sostegno, non è previsto in alcun modo dall’ordinamento giuridico che un A.D.S. si sostituisca in toto alle scelte di cura del soggetto. Esiste in rete forse una sentenza di un tribunale, che ha autorizzato ad un A.D.S. le scelte di cura per un paziente improvvisamente entrato in coma non in grado di comunicare all’esterno e non avente alcuna documentazione pregressa sulle sue volontà terapeutiche. Non è questo certamente quindi il caso…

In modo estremamente evidente, questo ragazzo è terrorizzato da queste imposizioni domiciliari da parte dei sanitari. E come potrebbe non esserlo? Con un passato costellato da T.S.O. come potrebbe essere tranquillo un ragazzo che si vede abusato dei suoi diritti fondamentali, nell’intrusione domiciliare da parte di sanitari che letteralmente impongono una contrattazione farmacologica col ragazzo, contro il suo volere?

Com’è possibile che un medico psichiatra di un C.S.M., autorizzi spedizioni in stile gestapo a casa di un ragazzo già in estrema difficoltà emotiva, contribuendo così alla sua totale perdita di fiducia nel potersi fidare del proprio medico psichiatra e quindi, dei servizi offerti da un C.S.M.?

Com’è possibile che un sistema pubblico psichiatrico, ancora fortemente basato sulla priorità farmacologica anziché sulla relazione, insista in queste pratiche coercitive che tutto vanno tranne che a favore della fiducia tra medico e assistito?

Com’è possibile che un ragazzo, nonostante sia ampiamente collaborativo al dialogo con i sanitari, sia costretto nel 2020 ad utilizzare un smartphone per evitare che dietro le quinte, avvengano abusi ancora maggiori?

Com’è possibile che ancora oggi, nel 2020, la priorità nel tema della “salute mentale” sia identificata con la prassi de “prima ti sediamo, e poi vediamo se finalmente possiamo collaborare?”

Quindi? Soluzioni? Ve le scrivo subito le possibili soluzioni per questo ragazzo:

  1. I sanitari devono mettersi una mano sulla coscienza ed iniziare ad informare correttamente prima di tutto i genitori. Se all’interno della stessa famiglia ci sono totalmente idee ed informazioni contrastanti sia riguardo la tipologia di terapie proposte, sia riguardo l’assistenza psicoterapeutica, questo ragazzo non ne uscirà vivo. Questo perché i genitori cercheranno sempre e comunque di appoggiare i sanitari dal punto di vista delle proposte cliniche anziché sostenere le richieste del proprio figlio e che vivono con lui la quotidianità proprio perché ancora nel 2020, vi è il concetto del farmaco “che cura” ma manie, psicosi, allucinazioni, idee persecutorie, non hanno origine da nessun malfunzionamento cerebrale. Il farmaco può controllare o, all’opposto, addirittura accentuare i sintomi ma questa seconda ipotesi nemmeno viene contemplata. Da qui si origina in tutti l’idea dell’obbligatorietà di assumere farmaci per guarire e stare bene. Non è questa la strada…
  2. La strada è sedersi ad un tavolo con: psichiatra, genitori e figlio mettendo al centro le richieste del paziente. Ficcatevelo bene in testa che è il paziente che fa una richiesta di aiuto e sulla base di questa richiesta, il medico può proporre. Non imporre. Ne tanto meno può farlo il cosiddetto team/gruppo di lavoro del C.S.M. Ciò vuol dire che se questo ragazzo soffre di manie persecutorie perché ha denunciato in passato in questura certe situazioni, significa che questo ragazzo ha completamente perso fiducia sia nelle istituzioni, sia molto probabilmente nei famigliari, vista la situazione attuale e che si sono ritrovati in una situazione per loro ingestibile. Significa che se questo ragazzo soffre di manie di persecuzione, qualcosa è accaduto nel suo passato per spingerlo a tal punto dal doversi auto-tutelare da qualcosa che ritiene di aver ingiustamente subìto. Mettere al centro l’interessato significa anzitutto ascoltarlo nelle sue più profonde paure verso il mondo esterno e negli altri, senza negare ciò che dice perché ciò che dice, ha un’immenso significato, che è estremamente reale e concreto in questo ragazzo e che ancora non è stato compreso, si è incapaci evidentemente a comprendere ne ci si vuol lavorare concretamente sopra visti i continui ed insistenti accertamenti domiciliari.
  3. Affiancare a questo ragazzo quello che si chiama in gergo “un facilitatore”. Non servono risorse economiche per una figura simile. Non necessariamente deve essere una figura professionale assunta ad esempio con contratto da una cooperativa (housing). E’ sufficiente che questo ragazzo indichi una persona di sua fiducia e che il lavoro svolto dal facilitatore, sia preso seriamente in considerazione dal C.S.M. che valuterà unicamente i risultati concreti che porterà il facilitatore. Una persona che faccia un pò da anello di congiunzione tra le soluzioni proposte dai sanitari, tra famiglia stessa e questo ragazzo che ha bisogno di ritrovare sicurezza in se stesso per uscire di casa con al fianco qualcuno che lo rassicuri, per poi restituirgli pian piano fiducia verso le persone che incontra e non ultimo, nel suo rapporto primario con il medico del C.S.M.
  4. Iniziare ad individuare un percorso di formazione lavorativa per questo ragazzo non tanto allo scopo di fargli fare qualcosa per tenerlo occupato (classici lavoretti in cooperative demotivanti o progettini artistici ricreativi o frequentazione del centro diurno dove magari è già stato ricoverato in passato) ma piuttosto di una vera e propria formazione professionale (vedi corsi di formazione agevolati dalla regionale parzialmente anche a pagamento) con l’obiettivo di portarlo inizialmente ad uno stage anche non retribuito (a breve termine) e se ci saranno i presupposti, ad un assunzione presso aziende in categorie protette (aimè l’invalidità… su carta si è incapaci, ma poi nella pratica si può dimostrare tutt’altro). Insistere in soluzioni farmacologiche sempre maggiori per quantità e tipologia, non porterà altro che alla cronicizzazione dell’attuale invalidità sanitaria negli anni avvenire ed i C.S.M. sono già pieni di “pazienti storici”. Chiedetevi perché. C’è un’epidemia? (vedi dati SIEP aumento uso antipsicotici)
  5. Permettere a questo ragazzo di scegliere lui uno psicoterapeuta, non necessariamente facente parte dello stesso C.S.M. Sappiamo tutti benissimo che la maggior parte degli psicologi che lavorano nello stesso team psichiatrico, spesso e volentieri lavorano per non andare in contrasto con le soluzioni farmacologiche dello psichiatra che ha in carico il paziente. Abbiate il coraggio di affidare un’eventuale psicoterapia ad un professionista indipendente al vostro team di lavoro.
  6. Evitare di obbligare a tutti i costi la frequenza del centro diurno magari ubicato nella stessa struttura dove il ragazzo ha subìto i T.S.O. Ci avete mai pensato a cosa prova un ragazzo quando entra in un centro di salute mentale dopo che ha vissuto l’inimmaginabile? Ma secondo voi, per quale recondita logica una persona psichiatrizzata dovrebbe sforzarsi nel farsi piacere la frequentazione di un luogo che ha rappresentato per lui le sofferenze più inimmaginabili? Io al suo posto ben mi guarderei nel riprendere a frequentare un posto vedendo le facce degli stessi infermieri che magari mi hanno legato al letto o rivedere gli stessi pazienti che magari non sopportavo, compagni di stanza.

Che qualcuno dica come la pensa, e lo dica senza troppi giri di parole. Che qualcuno inizi a parlare e a dire come stanno effettivamente le cose quando si entra in un C.S.M. dopo aver subito trattamenti sanitari obbligatori. Che qualcuno inizi a raccontare effettivamente la totale disinformazione sopratutto sulla reale efficacia degli psicofarmaci fuori dai contesti di estrema urgenza che mette in pericolo la vita della persona sofferente o di chi gli sta accanto. Che qualcuno inizi a raccontare qual’è in realtà lo scopo di arrivare alle dosi massime tollerabili da un paziente (sicuri dal paziente?) per sopperire a quello che in realtà andrebbe fatto ma che non viene fatto per mancanza di risorse, personale, preparazione, esperienza, formazione, pratica. Che qualcuno inizi a raccontare la propria storia senza aver paura di essere minacciato o ricattato.

Ma soprattutto, che qualcuno inizi a sporcarsi le mani come ho iniziato a fare io da tempo mettendoci sempre la faccia, con nome e cognome. Buona fortuna ragazzo, sono solo un leone da tastiera. Ho già la mia guerra personale da combattere ogni santo giorno e non su di un PC. Ma sei in gamba. Sei davvero in gamba. Sei il più sveglio tra tutti quelli che ho visto girarti attorno.

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GIORNO 390: diritti e fiducia

Federico Bergna · 06/09/2019 · Lascia un commento

 

La cosa più bella che abbia realizzato in vita mia è stata quella di aver restituito ad una persona, la fiducia e la capacità di potersi esprimere per difendere i propri interessi e i propri diritti.

Posso dirlo di esserci riuscito. L’altra sera mentre ero da solo in stanza mi son detto che “adesso posso pure schiattà, nun devo più passà a nottata per qualche giorno…”

La strada è ancora lunga ma è indiscutibile il cambiamento in atto. Dopo 20 anni.

La cosa ancora più bella è che questa cosa non l’ho fatta da solo ma è stata possibile grazie all’aiuto di alcune persone, ciascuna per quello che ha potuto fare, anche a distanza.

Il cambiamento è realizzabile solo nel momento in cui siamo noi per primi a dare l’esempio. Seguiranno poi altri che prenderanno coraggio perché l’amore per la vita, mischiata alla sana follia di voler credere che già si è realizzato qualcosa che ancora non esiste, fa molto paura.

Si risulta incomprensibili spesso. Tranne per quelli che vivono le stesse dinamiche, quotidianamente.

Ma è meraviglioso…

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GIORNO 286: libero

Federico Bergna · 25/05/2019 · Lascia un commento

La cosa più difficile e complicata che abbia mai provato in tutta la mia vita, non è stato lasciare andare le persone dopo che se ne sono andate da questa vita.

È lasciare andare le persone per la loro strada dopo esser totalmente certo di aver fatto tutto quanto mi era possibile fare per aiutarle, senza il minimo dubbio e la minima riserva o ipotesi d’altro, nonostante siano ancora su questa terra.

Questo è l’unico modo che conosco per dare significato e dignità a tanti, troppi sacrifici. Miei e di chi mi è vicino.

Da oggi in poi sei un uomo libero Apollo. Libero di iniziare a comprendere per davvero, chi e che cosa conta di più per te in questo momento.

Ti dirò anche questo, a voce, perché con te non ho mai avuto filtri come in tante altre occasioni particolarmente difficili.

Abbiamo trovato insieme la strada che desideravi da molto tempo.

Sono stato la tua voce quando tu avevi paura di parlare.

Sono stato i tuoi occhi, quando tu sognavi ma avevi paura di far vedere cosa vedevi.

Buona fortuna Apollo. Se ti siamo stati veramente d’aiuto, arriverai alle persone con una potenza tale da metterle in crisi senza nemmeno dover aprire bocca.

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GIORNO 280: tempo di diritti

Federico Bergna · 19/05/2019 · Lascia un commento

 

Un abile manipolatore è quella persona che sapendo di avere un vantaggio emotivo nei confronti del proprio interlocutore dato dal ruolo che riveste , riesce a dirigere la conversazione pizzicando i “nervi scoperti” di chi ha di fronte con l unico scopo di portare a proprio vantaggio i disequilibri iniziali dell approccio iniziale, non ancora ben definiti.

In particolar modo lo scopo di un abile manipolatore, è cercare quanto più possibile di installare il dubbio nell interlocutore che ha di fronte per demolire letteralmente quelli che erano i supporti iniziali di quest ultimo.

Quando un manipolatore coglie i primi segnali di resa, ovvero l’interlocutore che ha di fronte inizia a non contraddire più il proprio “inquisitore” oppure inizia con quest ultimo una conversazione puramente gestuale, oppure semplicemente non ha più la forza per sostenere le priorie opinioni o reagire alle provocazioni, il manipolatore inizia a distendere e rilassare il suo approccio.

Questo unicamente per poter rafforzare ancora di più il ruolo che riveste nei confronti della persona con cui parla dimostrandogli che si può arrivare ad un compromesso, a vantaggio principalmente di chi tenta di manipolare.

Esiste un modo tuttavia per riconoscere subito questo genere di soggetti e questo genere di dialoghi senza cadere nella trappola dell’essere additato come persona fragile, prevenuta e che deve difendersi a tutti i costi da tutto e da tutti.

Consiste nel conversare sempre guardando negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo. Testa alta, pur incassando i colpi.

Le persone che guardano sempre negli occhi quando devono difendere o sostenere il proprio punto di vista, non mentono mai.

Le persone che non interrompono e non smorzano sul nascere il diritto della controparte di potersi esprimere, sono potenzialmente e ragionevolmente persone con le quali vale la pena dedicare il proprio tempo.

Quando non si regge lo sguardo di una persona o lo si castra continuamente sul nascere, allora significa che le parole che escono da quella bocca, non partono dal cuore ma sono ragionate, calcolate, calibrate per non scoprire e celare altre verità.

Delle volte può anche capitare di avere a che fare con un manipolatore che pur non volendo sinceramente stabilire poteri di forza a proprio favore sul piano comunicativo, deve comportarsi comunque in questo modo perché molte volte, è l unico modo per capire realmente chi si ha di fronte.

Sarebbe più semplice e più sano per tutti poter confrontarsi come persone civili, dando spazio fin da subito sempre all ascolto, specialmente quando non si è in accordo , da una parte e dall altra.

È che le allusioni e le parole dette, non tornano più indietro.

Quando poi queste portano in superficie ricordi ed emozioni recenti o anche remote, è ancora più importante comprendere quanto le parole dette, abbiano un peso perché quest ultime posso uccidere, possono distruggere ma posso anche far rinascere, guarire e alleggerire la vita.

C’è chi ha imparato ad incassare bene per poter difendere oltre che i propri valori, anche i valori delle persone alle quali vuole bene.

Ci sono poi invece altre persone che se sprofondano, non sono più in grado da sole di risalire.

Queste persone vanno difese ad ogni costo, soprattutto da quelle persone che per poca esperienza di vita, non hanno ancora compreso il peso o il valore delle parole dette o semplicemente non sono minimamente conscie delle conseguenze che potrebbero portare a persone in difficoltà nei piú disparati ambiti.

Sono un meccanico di moto, senza una laurea, senza un diploma di scuola superiore. Ho solo la terza media.

Sono dovuto crescere in fretta, ho perso molti pezzi dietro di me ma in altrettanto modo ho saputo ricostruirmi.

E quel poco di più che avevo, ho sempre cercato di donarlo agli altri. Alle persone che meritano di vivere una vita migliore di quella che ho fatto io e che non hanno avuto la possibilità di vivere perché si sono perse prima.

Per chi oggi si chiede come mai per soli 2 anni della mia vita, nell arco di 37, ho scelto di dedicarmi in toto a due persone, ed una in particolare, bè….

Rispondo che nessuno è eterno. Nessuno può sapere quanto ancora gli è concesso di aprire gli occhi al mattino.

Per cui i soldi, la realizzazione personale, il lavoro, la propria indipendenza morale, affettiva, economica, potranno essere sempre giudicate.

Ma nessuno e dico nessuno al mondo, deve permettersi di svalorizzare o screditare determinate scelte solo perché chi giudica, non avrebbe fatto la stessa cosa.

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